Mia madre è una brava bambina
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Leonardo Franchini
2021
All’inizio del libro una frase avverte che fatti e personaggi sono opera di fantasia. Quindi ho iniziato a leggere il romanzo con un animo più leggero rispetto ad altri libri sull’ Alzheimer. In effetti, man mano che si legge questa storia coinvolge per i sentimenti, le vicende, i protagonisti, che sono descritti sempre con molta delicatezza, ma anche con dati e reazioni che sembrano testimoniare qualcosa di realmente vissuto.
La protagonista è Maria, signora di 78 anni che vive con il figlio Giacomo, 46 anni, impiegato al Catasto. Abitano insieme in una grande casa dove vivono da sempre. Due figlie maggiori (Debora e Silvia) conducono la loro vita lontano dalla madre e dal fratello, mentre il padre Saverio, professore di matematica, è morto di infarto da molto tempo. Giovanni è una persona tranquilla, metodica; l’appartamento dove abita con la madre è grande quindi non ha mai cercato una sistemazione diversa. Maria si occupa della casa, della cucina, e accudisce il figlio tanto da lasciargli sul letto la biancheria pulita ogni mattina. Non le dispiacerebbe che si facesse una famiglia, invece di vedersi con gli amici fino a tardi "…Dopotutto nemmeno io sono eterna...".
Gli avvenimenti descrivono una vita tranquilla, fatta di domeniche in cui Maria va in Chiesa da sola, mentre Giacomo al bar si vede da un po' di tempo con Elena, impiegata in un’agenzia di assicurazioni, single anche lei. Un giorno decidono di fare le vacanze insieme a Ginosa dove Giacomo è sempre andato con la famiglia. Maria resta da sola ed esce di casa per parlare con qualcuno. Ha l’impressione di camminare in circolo, poi raggiunge una panchina occupata da un senza tetto (Antonio) e iniziano a conversare "...Va in giro perché vuole comunicare con qualcuno, vero?...". Tornando verso casa Maria spera di ricordarsi la strada. Intanto Giacomo rientra dalle vacanze e riprende la palestra serale "...La cadenza era uguale, una settimana dopo l’altra... sei tornato?... Come ogni giorno, certo...". Maria confonde sempre di più le parole, ma forse "...Aveva capito male lui...". Ma, siccome le parole continuano ad essere strane, Giacomo decide di chiamare Raimondo, il suo amico medico. Così cenano insieme e Giacomo racconta le stranezze della madre. Raimondo decide che serve una visita "...I problemi possono essere legati all’età... sembri spaventato... Giovanni stava guardando il nulla. La testa vuota...". Lo sfogo con Elena "...Fino ad ora la mia vita è andata avanti automaticamente... lei in casa, io al lavoro. Come se niente dovesse cambiare nei prossini cento anni. Invece adesso...". Al rientro a casa Giacomo trova Maria seduta al buio nel corridoio "...Forse sua madre stava nel corridoio quando sentiva il bisogno di parlare con suo marito...".
A questo punto Giacomo comincia ad annotare le stranezze della madre in un’agendina, come consigliato da Raimondo.
Torna l’estate ed Elena sta pensando di conoscere Maria "...Le sarebbe piaciuto molto poter avere una madre...". È domenica, Maria si sveglia e preparando la colazione dice al figlio "...Poi ti accompagno a scuola... Giacomo provò un attacco di panico... lei lo guardava come se non lo riconoscesse...". Maria intanto continua a dialogare con il defunto marito nel corridoio "...Non so cosa devo fare. Dovresti pensare qualcosa tu...".
Nel frattempo Elena e Giacomo si incontrano in strada per "...Dissipare la nuvola nera sopra la propria testa...". Quando Maria va a Messa parla anche con Don Alfredo "...Non ho paura di morire, ma che mi rinchiudano da qualche parte, dove sarei lasciata morire di disperazione... mio figlio è più spaventato di me...". Segue la cena con Alberto, neurologo, che decide di fare esami in clinica "...Alla sua età speriamo di rallentare il decorso... se può pensi alla sua situazione senza farsene una colpa...". Alla fine Maria viene informata che ha l’Alzheimer. La reazione di Giacomo che ammette "...Sono arrivato alla mia età cercando di evitare contrasti, problemi... fare sempre le stesse cose, non avere sorprese. Sono colpevole di non aver fatto attenzione... sono accadute cose in casa e fuori…ma io avevo deciso di archiviare... mi sono limitato a ignorare mia madre...".
Naturalmente Giacomo ha sempre voluto bene alla madre; un abbraccio ogni tanto, un bacio sulla guancia. Seguono i colloqui con il neurologo che conclude "...Penso che diventerà sempre più difficile gestirla... aspetta suo padre che la riporti a casa... è un mondo misterioso, non so se riusciremo a trovare un modo per conoscerlo... perché anche chi ci sta più vicino non può sapere tutto quello che è nascosto nella nostra mente...".
Nel frattempo Maria elude la sorveglianza e va al parco a trovare Antonio, il senza tetto "...Si sente sola... posso capirla... anch’io avevo un’altra vita... poi le cose si confondono... solo lei si ferma a parlarmi...". Le sorelle di Giacomo intanto pensano ad un ricovero in clinica "...La mamma deve essere curata... ma se non ci sono cure? Cosa ne sapete, sono mesi che non vi fate vedere...". Maria capisce tutto e inizia a preparare la valigia, parlando con suo padre "...Vogliono che vada da un'altra parte... ho paura...". Invece Giacomo decide di portare sua madre a Ginosa "...Quando i medici hanno descritto la malattia... il cervello che si spegne un po' per volta... hanno detto che l’unico rimedio è l’affetto... ho cominciato a capire cosa significa volere bene...".
Nell’ambiente dove era stata felice Maria sembra riprendersi "...Sono qui dove siamo venuti tante volte insieme. Qui è un altro mondo...". Poi, mentre disegna lettere sulla sabbia come faceva quando Giacomo era piccolo, si rivolge al figlio "...Scusi signore, ci conosciamo?...".
Il ricovero sembra ormai inevitabile per i medici "...Puoi trascorrere qualche ora con lei più spesso che puoi. Lei sentirà il tuo affetto...". Nella bella clinica Maria sogna il padre, la madre, la scuola "...Nei ricordi alcune cose sono chiarissime... altre no, ma io non posso decidere quali...". Il personale è gentile ed efficiente, ma Maria vuole tornare a casa e il figlio la accontenta "...Si era abituato ai silenzi della madre, sempre più lunghi... aveva imparato ad accettare le sue parole, anche se erano prive di senso...".
Poi un giorno Maria chiede al figlio di poter indossare l’abito da sposa che è nell’armadio. Giacomo si ricorda di aver visto alcune fotografie del matrimonio dei genitori "...Posalo sopra di me... lo so è bellissimo... sono pronta...". Dalla cucina Raimondo ed Elena sentono la voce di Giacomo "...Mamma!..". Entrando lo vedono appoggiare delicatamente Maria sul cuscino "...È stato bellissimo...".